Eric colleziona sedie e lampade. E viaggia. Viaggia 300 giorni all'anno, insegna all'estero 4 giorni alla settimana, tiene classi regolari a Londra, negli USA e in Sud Africa. Eric è sposato con Henry. Eric ed Henry e Komala e Stefan gestiscono questo mondo inverosimile che per noi tangueri è un regalo.
Non avevo mai visto El Corte così piena come sabato scorso. Mai la fila fuori alle tre del sabato, mai che chi arrivava alle tre già non potesse entrare perché la fila era troppo lunga.
Eric ci aveva scritto, sarà pieno, venite il venerdì sera oppure sabato all'una per il Tango-lab, che si entra di sicuro.
Perché in El Corte c'è il numero chiuso, solo 250 posti. Se alle tre rimani fuori puoi ritentare alle 19, prima che chiudano le porte. Oppure entrare di sicuro a mezzanotte per il salone notturno.
Ma dentro, Eric ricorda ogni volto, ricorda anche i nomi dei volti che non vede da dieci anni, e se alle tre del sabato si è dentro dopo si può entrare ed uscire quando si vuole, per andare a cenare al ristorante turco per esempio, o a dormire in macchina, a rifornirsi di redbull in stazione.
Io ho corso il rischio. Ho scelto di non andare il venerdì, di non andare a fare il laboratorio. Così alle due e mezza di sabato pomeriggio ero in coda stupita finché le porte non hanno aperto. Là fuori si mischiano le lingue, si rabbrividisce, ci si abbraccia, ritrova, sorride.
Qui ricarichi l'energia, quando abbracci, ti aggrappi, ti scaldi, saltelli di mezze frasi in mezze frasi, cominciano con qualcuno, finiscono in un altro incontro. Delle 250 persone quasi la metà sono lì ogni volta, siamo i regulars, il gruppo di Oxford, quelli da Berlino, di Colonia, i Belgi, c'è Jamie da Seattle, quasi ogni mese, una spruzzata di Olandesi. E poi ce ne sono altri, francesi, italiani, turchi, nordeuropei, esteuropei, sudeuropei. Argentini, neozelandesi, sudafricani, qualche volta. Vengono una volta all'anno, due, tre, per rivedere amici, per ritrovare l'atmosfera della maratona di capodanno: super gettonata, i biglietti per la maratona dell'anno n+1 esauriscono nei primi minuti del 2 gennaio del'anno n. Prima che si esaurisca la fila di ballerini in coda per comprarli.
Dei volti che vedo solo poche decine, forse solo una decina, sono di assoluti sconosciuti. Gli altri li ho visti in festival, milonghe, foto, maratone.
Mentre noi che andiamo sempre ci ritroviamo solo lì, ed ormai c'è l'atmosfera di casa.
I nuovi la sentono, la vedono in questa casa-milonga, ne sono contagiati.
Sabato era già finita la torta di mele quando sono arrivata. Ne hanno a decine, centinaia di fette di mele e uvetta sovrapposte, con un bordo marrone che tenta di fingersi pasta frolla. Con la panna, ovvio. Costa 4 ticks, poco meno che quattro euro, ma non ci pensi. El Corte è gratis, mangi, paghi, ti fai di caffè e buena onda.
Ti entra nelle vene, è questa la magia di quel posto.
Aspettavo Nijmegen, perché so che lì il tango è diverso, scorre fluido, ti entra nelle vene, tutta l'atmosfera, la stessa musica, l'energia che si livella e ti porta dentro un flusso comune, la pista da ballo isolata dal resto, chiusa, che permette un'intimità senza esibizionismi, tutta rivolta verso l'interno dell'abbraccio.
Il sabato pomeriggio fino alle sei musicalizza Stefan, poi applauso, cambio, un dj ospite fino a mezzanotte, che musica bella. Si applaude sui pezzi strani, Eric e Stefan giocano con le luci. Stefan abbassa il volume all'inizio dei pezzi per richiedere silenzio, Eric ogni tanto cammina tra le corsie per farle rispettare. Le prime ore del sabato la pista è affollatissima, l'ordine essenziale. Poi si libererà, i ballerini vanno a mangiare, a dormire, a cambiarsi. Si soffermano in quella specie di salotto, sui divani, sui grande tavolo della colazione, chiaccherano, si siedono, si danno il cambio, fanno pediluvi seduti vicini intorno allo spazio apposito.
Non ho mai ballato da nessuna parte come si balla in El Corte. Non è solo una questione di ballerini bravi.
E' l'apertura al nuovo, alle risate, alle sperimentazioni, alla ricerca di un'intimità disarmante ma disinteressata. E' possibile tutto, l'invenzione la morbidezza la sensualità la creatività, lo stupore continuo, il divertimento continuo, quel senso di pieno, di dipendenza. E il corpo che dopo ore di ballo permette comodità mai sperimentate, ricorda cose mai fatte. Non si parla in pista, non si invade la corsia a fianco, non ci si ferma, non si supera. Massimi livelli di civiltà. Ma la pista è isolata, c'è un accesso in salita, solo quella porta, il dentro è altro, e scherzando si dice, se rispetti la ronda, in pista puoi anche fare sesso, e c'è del vero nello scherzo.
Verso le sette si va per il ristorante turco con il gruppo di Oxford, ma siamo tutti lì. Quel quartiere fa affari il primo weekend del mese (internazionali - ancora si racconta la faccia di un albergatore durante la maratona di capodanno: nella hall, un centinaio di ospiti, passaporti dai 5 continenti, e si conoscevano tutti).
Zuppa e Tandir Kebab, un enorme pezzo di agnello morbidissimo, si costruisce la tango belly. Poi ancora in pista. La pelle dei piedi fa male, non la senti. Quasi rotolo, ma Yerpun, Walter, Renè, sono arrivati subito dopo cena e sono stati balli memorabili. Con Walter più di una volta ho iniziato a ballare alle nove rientrando dalla cena ed ho smesso per la pausa, a mezzanotte. Di certo ero a terra, con tutta quella pancia piena.
A mezzanotte c'è mezzora di pausa, si mangia la zuppa - pomodoro e panna e ananas, un mattone, perfino io non la prendo - poi si continua con il salone notturno, con Eric dj. Ricordo i più bei balli da mezzanotte alle tre, le prime volte, il corpo già così sciolto, ma ora mi piace di meno questa fascia, la musica sperimenta, ti prende in giro. Molti dormono sui divani, vicini, riposano sulle sedie tutte diverse, altri si massaggiano i piedi, sconosciuti ma che importa.
Alle tre la musica finisce, recuperi il sacco a pelo, lo stendi sulla pista da ballo, se sei fortunato ti fai la doccia il sabato notte, in mondo visione, è tutto trasparente.
Altrimenti vai avanti a vino e cioccolata con quelli di Oxford, sul divano.
Preferisco il sabato mattina alla domenica. Tra la sveglia e la milonga ci sono diverse ore, puoi mangiare, farti la doccia, rilassarti.
La domenica ti alzi un po' prima della sveglia, ti svegliano quelli già in piedi. Corri a mettere l'asciugamano in fila per la doccia (la coda non è umana), cominci con la dose quotidiana di caffè, aiuti a tagliare i pomodori e i peperoni per i vassoi di prosciutto.
Aiutare è più una strategia che un gesto di altruismo: vuoi essere vicino a Komala quando si può iniziare a pagare. Laverai le tazze alla fine, in caso. C'è già chi lo fa, ma ognuno fa il suo, se ha tempo.
Alle 11 Komala accende la musica classica nel salone, suona la campanella, si può pagare, ma lei ti prende in giro. Sei in fila, ma tanto quando è il tuo turno lei si alza, guarda chi sta mangiando e non ha pagato. First pay, then eat. Paghi. Fame. Ti siedi al tavolo, il mio momento preferito. Cruesli e muesli, frutta di ogni genere, marmellate, mieli, nutella, sciroppo di zucchero, mille tipi di pane-non-pane olandese, formaggi, i prosciutti con peperoni pomodori cetrioli di prima, e tutte le salse, all'uovo, al tonno, al curry, al, al al, uova sode la domenica, pathè, thè caffè latte yoghurt. Scopri gli abbinamenti più strani, panino con l'uvetta ripieno di formaggio vecchio e banana può essere buono, se sei in vena. Ma io voto cruesli, lo aspetto tutto il mese. I rituali dei miei weekend di tango olandesi.
Si mangia veloci se sei al tavolo, Eat, don't talk, è sempre Komala, there are people waiting. Così prepari il tuo piatto e lo mangi con gli altri sui divani, sbadigli, sorrisi, poi vedi a che punto della coda è il tuo asciugamano, ti docci in mondo visione, balli nell'atmosfera della domenica. Addormentata e frenetica insieme, vuoi ballare con chi ti manca, ma non ne hai le forze, ed è un lento sciogliersi sull'altro, i piedi già urlano. Non c'è caffè, per loro.
Finisce alle tre, ma c'è Arnhem il pomeriggio, fino a sera, a soli 20 minuti.
Il problema è riaccendere il mondo quando torni a casa, quando tutto di te, la testa, il cuore, i piedi, il resto, rimangono in quel micromondo nella penombra.
Note tecniche per tangueri:
Note tecniche generali: le foto sono foto dell'international week e non del mensile chained salon. Da cui il ridotto numero di persone visibili. Sono anche una palese infrazione del copywright, le ho rubate su internet a non so chi
(For the unknown author of the pictures (if you ever come across this blog and if you ever find this little note): if you mind your pictures to be here, just contact me and I will remove them :-) )