martedì 31 agosto 2010

Turku 2010 - terza parte


Serata in città, ovvero, consigli per rovinare una serata

Giovedì pomeriggio è libero, chiediamo ai finnici suggerimenti su cosa fare. Turku è sul mare non è giornata da mare neanche con le saune. Ci suggeriscono questo che è chiuso.
Passiamo il resto della serata in silenzio a cercare di risolvere questi indovinelli davanti alla peggiore pizza che abbia mai mangiato:


Come rovinare una serata facendo sprofondare ognuno nell'asocialità:
- In inglese usando le lettere maiuscole ci sono solo cinque stati che non contengono lettere che abbiano circoli chiusi (come per esempio, O, B, P, ...). Quali? Non avevamo un atlante
- Sempre inglese e lettere maiuscole, ci sono solo 4 stati che contengono solo 1 vocale, Y non conta come vocale. Quali?
- Usando una ed una sola volta le cifre 1,3,4,6 e solo attraverso le quattro operazioni elementari (quindi, no potenze) come ottenere 24?
Non vale l'atlante, e fatemi sapere i tempi!

Ricorderò:
-I matematici che uno a uno
sprofondavano nel silenzio quando riportavamo l'indovinello
-birra e giochi stupidi in pub (chi vuol essere milionario in finnico è stato l'apice), poi la corsa per prendere l'ultimo autobus. Troveremo la sauna chiusa ma rimaniamo io e
Boris a parlare fino a notte inoltrata. Una bella energia, insieme con Michela è forse il più bel regalo della summer school. Anche se Michela è impagabile, mi mancherà tanto.



Boris
sta finendo il primo anno di dottorato ed è sposato, e non era l'unico. Non è più strano, non mi sento più impaurita e incredibilmente giovane. C'è solo un po' di tristezza, forse rimpianto, per qualcosa che io non vedo vicina o possibile, ora.

Flowpark

Ieri ci era sembrato meraviglioso, così il venerdì partiamo in quattro saltando l'ultima lezione.
Sono percorsi sospesi sugli alberi, sei totalmente imbragato, non succede niente. Ma sei a 10 o 20 o più metri d'altezza, e il tuo cervello non ci crede che non succede niente.
Il primo percorso è il più facile, ma scendiamo scossi, tutti più spaventati di quello che ci aspettavamo. Ci sono ponti tibetani, reti, liane, fili
interdentali, teleferiche. Assi di legno vicine da camminarci sopra, assi di legno lontane che devi saltare, assi di legno ondeggianti che devi oscillare, assi magiche che si smaterializzano appena ci appoggi il piede, burroni, fosse delle marianne, buchi neri.
Una
figata pazzesca, ora vorrei rifarlo senza la paura.

Lentamente ci abituiamo, ma poi scegliamo un percorso che si chiama 'the jump'. Di fatto, include un pezzo in cui devi saltare da un albero all'altro attaccato ad una corda tipo tarzan, ed un altro in cui con la corda devi lanciarti su una rete. Attacchi i moschettoni a quella liana artificiale ma devi saltare nel vuoto ed io sono terrorizzata, una delle cose più terrificanti degli ultimi anni.
Lo farò, ma esco
emotivamente scossa, non riesco più a sopportare la paura e non ne farò altri.
Però ricorderò il sostegno di quei matematici semi sconosciuti, che mi aspettavano e facevano il tifo per me. E 'all
you can eat' per sostituire la tensione con qualche quintale di grassi.


lunedì 30 agosto 2010

Turku 2010 - seconda parte


Food (and beer)

La prima impressione è il cibo. Si mangia ogni ora e mezza, colazione, merenda, pranzo, merenda, cena, snacks. Cibo schifoso. A pranzo è ancora accettabile, salmone e patate. Le insalate creative ma si impara presto a non rischiare, la curiosità è punita dal gusto. La cena invece un'avventura, sono gli avanzi del pranzo mescolati e tritati (letteralmente). Forse anche pre-masticati, chissà.
Useranno la stessa tecnica anche con la frutta del pranzo: il secondo giorno il dessert è una pappa arancione fosforescente. Crediamo sia la macedonia in scatola avanzata dal giorno prima che hanno tritato e che ci propinano con panna montata.
Per fortuna ci sono le colazioni, anche se gli ultimi giorni le perdo, il mio bioritmo scivola in avanti, vivo di notte. E per fortuna ci sono gli snack notturni, panini e insalata, accompagnamento perfetto alla birra. La prima sera ne comprano 240 lattine (ne verranno comprate molte altre, almeno un altro centinaio), più vino e whisky. La gente inizia a raggrupparsi sopra la collina a bere. Io timida - lo odio.


Sauna time
L'apertura arriva poi, con la piscina. Vinco la timidezza con il gioco e le mani, come a scout, come sempre.
C'è il gruppo delle ragazze della sauna, ridiamo insieme seguendo le istruzioni di una russa moglie di un professore che parla solo olandese, ci insegna che in sauna dobbiamo essere nude, asciutte, con i capelli coperti, ci insegna riti mentre suo marito di là batte i ragazzi con rami di betulla.
Forse vedersi nudi la prima sera frustrandosi con rami d'albero ha aiutato la sintonia.

E poi c'è la piscina, con i ragazzi dentro. Giochiamo una sorta di 5 passaggi 1 punto, solo senza i 5 passaggi, e senza il punto. Si va avanti in eterno, maschi contro femmine. Io sono sempre dentro, mi chiamano maschiaccio, ma con rispetto.
Piscina e sauna, piscina e sauna. Aspettiamo questo rito tutto il giorno, tutti i giorni, ci è mancato nel pomeriggio libero che abbiamo passato in centro.
La piscina è gelata, ci stiamo ore. Fino alle dieci il lunedì, fino a mezzanotte a giocare il martedì e mercoledì, fino alle due il venerdì. Quando esco non ho più pelle nelle mani, abbiamo così tanti lividi che sembra ci picchino. Dentro siamo tutti nemici, fuori ridiamo tantissimo (o no, il primo giorno sono anche volate sedie, tra discorsi di politica e litri di alchool).
Ricorderò:
- la sensazione di pelle liscissima dopo la sauna il primo giorno
- quando abbiamo deciso che era più bello essere tutti in una sauna, ed era ma micro-sauna femminile perchè era l'unica dotata di on/off, ed eravamo tutti spiccicati in quei 3 scalini, e c'era un finnico pazzo che sapeva ogni parola di ogni canzone stupida in ogni lingua, e buttava acqua ogni 5 secondi. Noi cotti urlavamo pietà, fuggivamo nella piscina gelata. Maledetto Sam che gli dava corda.
- gli odori. il profumo di pane quando si versa la birra nella sauna, il profumo di betulla

Mi sento in vacanza, non voglio andare via.

Le lezioni




Turku 2010 - prima parte

ovvero una raccolta di memorie della più bella Summer School di sempre, che potrebbe essere riassunta da: food time - nap time - sauna time.
C'erano tutte le cose che mi mancano e che amo: i matematici e le carte e un gruppo con cui si parla e si ride, gli scout e i fuochi e i canti e la natura. Il divertimento sano, con il fiatone.

Tampere
Sono partita senza aspettative, odiandola. Una settimana tra matematici, ancora al nord, a studiare cose che non so, 8 ore di lezione, più discussione, esercizi, esame finale.
Il viaggio è iniziato un giorno prima a Tampere, ogni ostello o albergo di Turku o Helsinki era prenotato. A Tampere c'era Michela, ex-studentessa del mio supposed-to-be futuro relatore olandese, l'avevo vista una volta ad un seminario. Decido di scendere prima dall'aereo e di prendere un treno per lì. La campagna finlandese è notevole, foreste dappertutto, due case in croce, di legno rosso come nei poster ikea.
Siamo state subito bene, ci siamo scoperte in quel micro-mondo italo-polacco, che ostello bello (che città brutta invece, la periferia di una città russa).
Alla Summer School qualche professore dirà, 'ah, le italiane', siamo carine, sembriamo amiche da sempre, siamo italiane, figuriamo tutte e due come studentesse di Odo ad Utrecht, anche se entrambe abbiamo rifiutato questo dottorato.
Ci ridiamo su, e quando il primo giorno è il momento delle presentazioni pensiamo di farla in coro.
A Tampere il sabato ci sono 30 gradi. Si fa il bagno nel lago fino alla sera, c'è il mercato dei piccoli frutti e il mercato coperto. Michela dice che il sanguinaccio è ottimo, io non l'ho provato: al supermercato non lo vendono, la domenica.
Poi treno, Turku.

martedì 17 agosto 2010

di un anonimo e di un greco e di un disegnatore. e di tanti amici. Ovvero, un post di getto numero 2

camera nuova, ci saranno foto presto. c'è ancora luce, ma dormirò presto. da molto non scrivo e non ho nulla da scrivere.

che non sono felice di questo dottorato ma che devo cominciare per vedere, che mi piace camera mia, che utrecht non riesco neanche a vederla, che lignano mi ha lasciato il segno del costume che non avevo da anni, che non sto bene, che damiano è in argentina e pure la kizzy ed io?, che ho mangiato una pizza al trancio niente male, che ripenso alla casa lontana con i due ragazzi.

lancio richiami.

chi era l'anonimo che commentava all'inizio anagrammando la sua anonimità?

rimango curiosa.

e ripenso alle persone a cui scrivevo nel primo soggiorno olandese di quest'anno, delft ottobrina (si dice ottobrina?) nuova e piccola ma bellisima e solitaria e drammatica e spiazzante. alkis che mai passerà di qui con cui ci siamo scritti solo delft-atene, e mai, per esempio, padova-atene o leiden-atene. neanche atene-atene, anche se ci parlavamo da un sedile all'altro di una stessa macchina eravamo più lontani che in leidenatene. e k. ti leggo sempre. è che mi mancano tutte le parole ora per scrivere. che strano incontro quello. ti penso con tenerezza e nostalgia.

e poi chi c'è sempre. mamma e papà. e c., s., D, la m., A, mau e P. e nic stefano paolo paolo francesco. e chi è passato con un solo commento o una sola chattata.

mi manca la peppa. voglio un gatto.

mi piacciono moltissimo lei. e lei (ovviamente).